Volatilità nel trading: cos’è, perché è importante e come misurarla

Quando si esamina la natura e le caratteristiche di un investimento finanziario, il concetto di volatilità ricorre frequentemente all’interno delle analisi e dei prospetti informativi.

La sua definizione non è univoca ma varia in funzione del contesto di riferimento. Ciò che interessa a noi è la volatilità correlata al trading, per la sua capacità di influenzare notevolmente le decisioni di investimento.

Volatilità – riepilogo:

❓ Cos’è:Escursione massima dei prezzi in periodo osservato
👨‍🏫 Disciplina:Analisi tecnica
🧮 Come misurarla:Indicatori tecnici (ATR, Bande di Bollinger, …)
📍 Dove sfruttarla:Pepperstone / XTB / eToro

Oltre a chiarire la definizione di volatilità e come si misura, vogliamo cogliere l’occasione per chiarire anche le modalità operative per sfruttarla al meglio.

Prenderemo quindi in esame le migliori piattaforme di trading online e i loro strumenti, così da capire quanto complessa sia l’analisi della volatilità e la sua applicazione agli investimenti reali. Possiamo già anticipare che, grazie a strumenti come il Copy Trading di eToro, anche i meno esperti possono investire con successo fin da subito.

Tutto ciò che dovrai fare, infatti, sarà copiare le operazioni di altri trader e otterrai i loro stessi risultati (in rapporto al capitale investito).

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Cos’è la volatilità nei mercati finanziari?

Analizziamo il significato dal punto di vista del trading: cos’è la volatilità di un’azione? Oppure, cos’è la volatilità di un fondo?

Purtroppo, il concetto di volatilità non è affatto univoco. Potremmo infatti intendere con tale termine la relazione tra la lunghezza della direzione del prezzo tra due punti temporali e la lunghezza della retta che congiunge i due punti, o ancora dall’escursione massima fatta segnare dai prezzi nell’arco del periodo osservato, o altro ancora.

Come intuibile, molto dipenderà dal risultato che vogliamo ottenere: a seconda di esso, riusciremo a individuare un diverso concetto di volatilità e, di conseguenza, anche un diverso modo di calcolarla. Per il momento, limitiamoci a immaginare la volatilità come l’oscillazione di un prezzo entro un determinato arco temporale: maggiore è la sua volatilità e maggiori saranno anche le oscillazioni riscontrate, minore è la volatilità e minore saranno state le sue “turbolenze”.

A cosa serve la volatilità?

Il concetto di volatilità, come tutti gli indicatori che stiamo esaminando nel corso degli ultimi giorni, si riferisce a quanto avvenuto in passato.

Tuttavia, ciò non significa che non possa essere utile per poter “prevedere” il futuro: se infatti non è possibile sapere che cosa accadrà domani o tra un mese sui mercati finanziari, è comunque possibile cercare di “prepararsi” al meglio (o al peggio!) sfruttando una serie di indicatori che possono aiutarci a disporre di maggiori elementi per poter gestire al meglio i nostri impieghi, in relazione a un rischio che desideriamo tollerare.

Uno di questi – dovreste averlo già capito! – è il concetto di volatilità.

Tipologie di volatilità

A questo punto, possiamo già immaginare diversi scenari di mercato a seconda della insistenza o meno della volatilità e della sua direzionalità.

  1. Il primo che vogliamo brevemente affrontare è legato all’alta volatilità e all’alta direzionalità. Come potete ben immaginare, è la situazione che tutti i trader vorrebbero trovarsi dinanzi, al fine di partecipare con i propri investimenti: se infatti il mercato si muove tanto e si muove nella stessa direzione, sarà molto semplice cercare di cavalcare i trend facilmente e con grossi profitti. Si tratta comunque di fasi molto brevi, che non durano per tante sessioni: d’altronde, tutte le cose belle terminano in fretta!
  2. Il secondo scenario è quello dell’alta volatilità e della bassa direzionalità. Con questo contesto, il mercato non riesce a prendere una direzione “definitiva”, ma si assisterà al susseguirsi di sessioni contraddistinte da forti oscillazioni, determinate dal susseguirsi di prevalenze di forza tra domanda e offerta. Anche in questo caso, ci troviamo davanti a fasi che non durano tantissimo, e dinanzi alle quali è comunque possibile “proteggersi” attraverso alcuni sistemi di gestione del rischio delle posizioni.
  3. Il terzo scenario è quello della bassa volatilità e dell’alta direzionalità. Si tratta pertanto di un contesto nel quale le oscillazioni sono piuttosto limitate durante la sessione, ma con una direzionalità piuttosto precisa. Un contesto che non potrà che fare la gioia per tutti i trader che seguono i sistemi trend following, e i cui pochi segnali generati sono contraddistinti da buona attendibilità. La formazione dei profitti sarà piuttosto lenta.
  4. Il quarto scenario che vogliamo brevemente affrontare è quello della bassa volatilità e bassa direzionalità. Se avete avuto modo di comprendere che cosa abbiamo ribadito nei paragrafi precedenti, dovreste ben comprendere altresì che si tratta di uno scenario non particolarmente felice, tipico dei mercati scarsamente liquidi.

Come si misura la volatilità?

A questo punto, potrebbe essere utile cercare di capire in che modo si possa misurare la volatilità, intesa – come già abbiamo avuto modo di sottolineare – come l’escursione del prezzo di uno strumento finanziario rispetto a valori osservati.

Anche se esistono tanti diversi metodi per poter misurare la volatilità, vogliamo oggi concentrarci sulla misura denominata ATR (Average True Range). In successivi approfondimenti tratteremo invece dei metodi alternativi, come le bande di Bollinger o le medie mobili.

Indicatore ATR

L’ATR (Average True Range) è un indicatore che misura la volatilità del mercato, mostrando al trader l’oscillazione dei prezzi in un determinato periodo di tempo (o, per omogeneità di terminologia, in relazione a determinati valori).

Si tratta di un indicatore davvero molto utile agli occhi del trader, poichè permette di comprendere se si sta o meno per avvicinare un momento di significativa oscillazione dei prezzo sul mercato.

Sviluppato da J.Welles Wilder, è uno degli indicatori sempre presenti all’interno degli strumenti messi a disposizione dai broker nelle principali piattaforme di investimento. Insomma, val la pena di comprendere di cosa si tratta, no?

Per arrivare a comprendere cosa sia l’indicatore ATR, bisogna partire dal concetto di True Range (TR), di cui l’ATR è la sua “media”. Ebbene, individuare il TR non è difficile, considerato che è il maggior valore tra tre elementi quali:

  • la differenza tra il massimo e il minimo del periodo corrente;
  • la differenza tra il valore assoluto del massimo del periodo corrente e la chiusura del periodo precedente;
  • la differenza tra il valore assoluto del minimo del periodo corrente e la chiusura del periodo precedente.

Come vedremo a breve, l’indicatore punta a fornire al trader un valore di immediata significatività: livelli elevati e crescenti del dato mostreranno infatti un movimento piuttosto forte del prezzo, con candele grafiche più ampie e, dunque, maggiori oscillazioni; di contro, per valori bassi e decrescenti valgono le considerazioni opposte, con fasi laterali delle quotazioni nelle quali le candele grafiche hanno ampiezze ristrette.

Come si calcola l’ATR? Di solito (le piattaforme sono abbastanza flessibili in merito, e vi permetteranno di modificare la base di conteggio), l’ATR è calcolato su una media di 14 periodi, su base intraday giornaliera, settimanale o mensile (dipende principalmente dallo strumento finanziario che volete negoziare). La formula è presto fatta:

Per calcolare invece l’ATR per i periodi successivi, sarà sufficiente aggiungere alla media dell’ATR dei periodi precedenti l’ATR corrente:

Riepilogando, il TR, da solo, non è in grado di comunicarci granchè. Per elevare il TR a un livello di maggiore utilità abbiamo dovuto calcolarne la media: Wilder suggeriva di calcolare la media a 14 giorni (cioè la metà di 28 giorni, il ciclo lunare), ma niente ci vieta di utilizzare altri termini temporali.

In ogni caso, il valore ottenuto come media è una vera e propria misura diretta della volatilità, con valori crescenti che indicheranno un mercato più volatile, e valori decrescenti che indicheranno un mercato meno volatile.

Proprio per questo motivo non bisogna tanto soffermarsi sul valore assoluto dell’ATR, quanto sulla sua evoluzione con il passare dei giorni. Peraltro, non è affatto raro il verificarsi di punti di inversione del mercato proprio in prossimità dei minimi fatti segnare dall’ATR, ovvero di punti in cui le oscillazioni sono piuttosto contenuti e i grafici lineari sono ristretti.

Misurare la volatilità con le bande di Bollinger

Ora che abbiamo compreso come realizzare le medie TR, possiamo dare un’occhiata anche altri indicatori di volatilità. Tra questi, tra i più noti e importanti ci sono sicuramente le bande di Bollinger, così chiamate da John Bollinger, il loro ideatore (o, per certi versi, il loro “perfezionatore”, considerato che l’idea di bande su deviazione standard era ben diffusa già in precedenza).

Costruire le bande di Bollinger è abbastanza semplice: è infatti sufficiente tracciare tre medie mobili sul grafico dei prezzi. La prima è una normale media mobile semplice a 20 giorni, la seconda è una media mobile collocata al di sopra della media mobile semplice, la terza è un media mobile collocata al di sotto della media mobile semplice, entrambe tracciata sulla base della deviazione standard.

Per fare un esempio piuttosto semplice, se la st a 20 giorni è pari a 3,7, le medie andranno tracciate il 3,7% sopra e sotto la media madre.

Ma che valutazioni è possibile trarre da tali spunti sintetici? In linea di massima, bande molto ampie e distanti rispetto alla media mobile standard indicano un periodo di grande volatilità per lo strumento finanziario sul mercato, mentre bande molto ristrette indicano una compressione di volatilità e, dunque, indicano che il mercato sta per prendere una precisa direzione.

Il trader, sulla base del dato di cui sopra, non riuscirà a comprendere quale sarà la direzione che il mercato sta per prendere, ma potrà comunque ottenere l’importante informativa di “prepararsi” a una svolta, utilizzando poi altri strumenti per poter interpretare quali saranno le nuove rotte intraprese dalle forze di mercato.

Si tenga inoltre conto come l’evidenza statistica abbia dimostrato come spesso i prezzi, una volta che vengono raggiunte le bande, le seguano per diverso tempo prima di procedere a invertire la tendenza.

Pertanto, non assumete in valutazione le bande di Bollinger come se si trattasse di punto di esplosione o di implosione: anche una volta raggiunte, non è detto che i prezzi invertano la tendenza (è per questo motivo che di solito i trader si “aiutano” anche con altri indicatori per poter comprendere come si sta evolvendo lo scenario).

Infine, tenete anche in considerazione che è possibile impiegare le bande di Bollinger anche insieme, in via integrata e sinergica, con gli altri strumenti.

Misurare la volatilità con le medie mobili

Un altro indicatore con il quale vi consigliamo di prendere la giusta confidenza è rappresentato dalle medie mobili, uno strumento che consente di individuare la tendenza di fondo di una serie storica andando a “regolarizzare” la serie storica, individuando segnali operativi utili per poter gestire le proprie posizioni.

Il concetto di media mobile, sopra introdotto, va naturalmente declinato nelle diverse principali tipologie che è possibile interpretare e analizzare, ognuna delle quali ha un diverso metodo di calcolo. Vediamo insieme, in breve, quali sono le caratteristiche e le aree di specificità di ognuna delle tipologie:

Media mobile semplice

La media mobile semplice è la media mobile più facilmente calcolabile e valutabile.

Si tratta di un indicatore realizzato sommando i dati di chiusura per un periodo definito, e dividendo il dato ottenuto per il numero dei giorni considerati. Si tratta pertanto di una semplice sommatoria, da dividere per il numero dei giorni oggetto di indagine.

Esemplificando, la formula sarà:

Mt = ( Pt + Pt – 1 + Pt – 2 + …………. Pt – n+1 ) / n

laddove:

  • Mt è il valore della media mobile al tempo t,
  • p è il prezzo o il valore dell’indice di riferimento,
  • n è il numero delle osservazioni, ovvero l’ampiezza della media mobile.

Considerando che il vostro obiettivo sarà quello di analizzare l’evoluzione della media mobile semplice, bisognerà segnare nei punti il valore di tutti i giorni (o periodi considerati), aggiungendo l’ultima quotazione e togliendo la prima alla sommatoria che è stata ottenuta il giorno precedente.

Anche se non si tratta della media mobile preferita da molti analisti, qualche punto di vantaggio è sicuramente ottenibile già con il ricorso a questo semplice strumento. La media mobile semplice è infatti pur in grado di eliminare il “rumore di fondo” che è determinato da prezzi temporaneamente troppo alti o troppo bassi, smorzando dunque dei valori “anomali” rispetto – appunto – alla media.

Se provate a sovrapporre il grafico a punti che tiene conto dei prezzi giorno per giorno, e la media mobile, noterete che il grafico a punti è sicuramente più irregolare e irruento, mentre la media mobile è una linea più soffice e morbida, senza punte speculative e senza “scatti”. Utilizzando correttamente la media mobile è infatti possibile sterilizzare i movimenti più esasperati, permettendo di livellare i valori.

Tuttavia, guai a pensare che la media mobile semplice possa essere necessariamente la risoluzione di qualsiasi vostra esigenza finanziaria. Di fatti, se è pur vero che la media mobile semplice può apportare interessanti benefici (peraltro, con una facilità di calcolo davvero imbarazzante!) è anche vero che uno dei problemi più ricorrenti derivanti dalla fruizione della media mobile semplice è che tutti i valori che verranno inseriti avranno lo stesso peso.

Un problema che si fa sentire soprattutto nel caso in cui la media mobile inglobi tanti periodi: è possibile che, con una simile analisi, si finisca con il ritardare l’inversione di tendenza rispetto al sottostante.

Per correggere tali pecche, si può ricorrere alla media mobile ponderata.

Media mobile ponderata

La media mobile ponderata è una media mobile effettuata modificando parzialmente la formula di calcolo della media mobile semplice, allo scopo di costituire una serie di valori il cui peso è tanto maggiore quanto più recenti sono i valori stessi. Ponderata aritmeticamente o esponenzialmente (sempre, a seconda dell’obiettivo che si vuole perseguire), hanno una struttura di calcolo non troppo complessa.

La media mobile ponderata aritmeticamente è certamente quella più semplice da costruire. Ipotizzando che si tratti di una media mobile ponderata a 10 giorni, il valore più recente verrà moltiplicato per 10, quello precedente per 9, e così via, fino ad arrivare a quello più lontano, da moltiplicare per 1. La sommatoria così ottenuto verrà poi divisa per il numero dei fattori di ponderazione. Così facendo, si otterrà una media mobile in cui il valore più recente pesera 10 volte in più rispetto al primo valore, il più lontano.

Ebbene, così facendo avremo una media ponderata sopra la media semplice nelle fasi di trend crescente di mercato, e sotto la media semplice nelle fasi di trend calante di mercato.

Media mobile esponenziale

Passiamo ora a occuparci della media mobile esponenziale. Si tratta di un metodo di ponderazione esponenziale che è molto più complesso rispetto a quanto abbiamo avuto modo di comprendere in relazione alla media semplice e alla media ponderata. In ogni maniera, non scoraggiatevi: il conteggio non è certo impossibile da realizzarsi, ma occorre comunque cercare di rispettare qualche passaggio in più.

Per prima cosa dovrete infatti conteggiare il valore medio degli elementi in esame: si tratta di uno step abbastanza basilare, visto e considerato che non dovrete far altro che calcolare una media semplice. Questo valore andrete poi ad utilizzarlo come base di calcolo per la nuova media esponenziale.

Successivamente, dovete calcolare il coefficiente Alpha, che aumenterà la reattività della media. Per poter calcolare il coefficiente Alpha dovete dividere 2 per il numero di periodi temporali per cui intendete calcolare la media, + 1. In altre parole:

Alpha = 2 / (n+1)

Fatto quanto sopra, non dovete far altro che calcolare la media mobile esponenziale, utilizzando la formula seguente:

EMA = (Close – EMA precedente) * Alpha + EMA precedente

La principale diversità rispetto alla media ponderata aritmeticamente consiste nel porre dei coefficienti di ponderazione che sono assegnati attraverso un valore progressivo esponenziale e non lineare. In questo modo riuscirete ad attribuire un maggiore peso, percentuale, rispetto a quello precedente della ponderazione aritmetica, alle ultime rilevazioni.

Il rischio della ponderazione aritmetica di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente è infatti che – soprattutto nelle ipotesi di calcolo di lungo periodo (200 giorni) – gli ultimi valori della media vengano ponderati con valori percentuali molto vicini.

Con la ponderazione esponenziale invece non vi è questo rischio, anche perché il calcolo esponenziale non elimina il “peso” del dato più vecchio, facendo si che entrino in gioco anche le rilevazioni fuori dalla stessa ampiezza.

In altre parole ancora, il peso e l’influenza di queste prime rilevazioni sarà sicuramente inferiore, e diventerà infinitesimale, ma sarà comunque presente. In sostanza, attraverso questa media mobile viene assunta in considerazione tutta la storia del titolo, mediante un conteggio più complesso e sofisticato, ma certamente efficace.

Anche in questo caso, infine, vi ricordiamo che nella maggior parte delle piattaforme di trading la media mobile esponenziale viene calcolata automaticamente con un tool che trovate negli strumenti grafici.

Media mobile triangolare

Arriviamo infine alla media mobile triangolare, un calcolo di media mobile che ha la principale particolarità di considerare i valori centrali (e non gli ultimi) come i più importanti della serie storica. Il calcolo non è particolarmente complesso, e ha come unica particolarità la necessità di stabilire ex ante se il numero di periodo della media sarà pari o dispori.

Se per esempio il numero è dispari, pari a 11, il meccanismo di calcolo prevederà una divisione per 2, ottenendo così 5,5. Il valore ottenuto dalla divisione va arrotondato sempre per eccesso (5,5 diventa pertanto 6), mentre – come intuibile – un simile evento non si verificherà nell’ipotesi in cui scegliate un numero pari nei periodi della media. A questo punto, calcolate la media mobile semplice dei prezzi a 6 periodi, e calcolate altresì la “media della media”, ovvero la media mobile semplicea 6 periodi del valore che avete ottenuto. In questo modo riuscirete a disporre del valore della vostra media triangolare a 11 periodi.

Nell’ipotesi in cui la media mobile triangolare sia costruita con un numero di periodi pari invece che dispari, non dovrete – ovviamente! – arrotondare il valore per eccesso, ma dovrete aggiungere 1 al precedente valore, proseguendo poi nello stesso modo delle medie triangolari dispari che abbiamo appena avuto modo di valutare.

Come usare la volatilità

A questo punto della nostra trattazione, non possiamo che ricordarvi ancora una volta quanto sia in realtà molto semplice avere a che fare con ATR, bande di Bollinger e medie mobili.

Le principali piattaforme di trading adottate dai broker più importanti sono infatti complete di strumenti di analisi che vi permetteranno di ottenere queste e tante altre informazioni in maniera semplice e istantanea, facendo clic sui vari tool che il broker vi metterà a disposizione.

Per semplificarvi la ricerca, abbiamo selezionato 3 broker di trading, ognuno dotato degli strumenti necessari per la misurazione della volatilità e ognuno con un differente approccio ai mercati, così da soddisfare le esigenze di pressoché ogni tipologia di trader. Vediamoli più nel dettaglio.

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Volatilità

Conclusioni

Il concetto di volatilità non è complesso di per sé e la sua misurazione è oggi molto più immediata rispetto al passato.

Gli strumenti presenti sulle migliori piattaforme di trading, infatti, accorciano notevolmente i tempi necessari per calcolarla, grazie ad algoritmi che automatizzano il processo.

La cosa più importante, quindi, sarà scegliere la piattaforma giusta per voi.

Per far ciò, esiste una tecnica davvero molto semplice: una volta assunte tutte le informazioni di cui necessitate, aprite un conto demo (anziché un conto di trading reale).

Riuscirete così a utilizzare anche tutti gli strumenti tecnici che il broker vi mette a disposizione, e scoprirete quanto ampio e profondo sia il servizio offerto in merito dall’operatore.

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FAQ

Cos’è la volatilità?

Il significato di volatilità si rifà all’escursione massima di un prezzo in un determinato periodo di tempo.

Come si misura la volatilità?

Gli indicatori da usare sono: ATR, Bande di Bollinger, Medie mobili.

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