Quotazione petrolio nel 2024, le previsioni di EIA, OPEC e FMI

Quale sarà la quotazione del petrolio nel 2021? E’ una domanda legittima, anche oggi, ad anno in corso. D’altronde, le prospettive sono incredibilmente incerte, e i prossimi mesi minacciano di cambiare drasticamente le carte in tavola. Non che sia facile avanzare previsioni, nemmeno da parte dei più esperti.

A tenere banco è proprio l’incertezza, causata da una congiuntura internazionale come raramente se ne sono viste nella storia dell’umanità, dove le tematiche sanitarie si intrecciano con quelle economiche.

Dunque, ora più che mai è bene fare il punto del presente, nella speranza di riuscire a intuire cosa riserverà il futuro. Lo faremo nel corso di questo articolo, nel quale opereremo una riflessione dei fattori che incideranno sulla quotazione del petrolio nel 2021.

Forniremo, inoltre, una panoramica delle stime di tre importanti enti internazionali: l’EIA, il Fondo Monetario Internazionale e l’Opec.

Le quotazioni del petrolio sono fondamentali anche per chi investe in azioni, visto che i mercati sono profondamente correlati.

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Un 2020 disastroso

Per riuscire a comprendere, o prevedere, come il prezzo del petrolio si comporterà nel 2021, è bene gettare uno sguardo al passato, ovvero alle vicende che l’hanno coinvolto nel 2020. Ebbene, sono vicende negative, ma d’altronde ne siete già a conoscenza.

A prescindere dal vostro bagaglio culturale o dal vostro approccio all’investimento del petrolio, le notizie circa la debacle del petrolio vi avranno sicuramente raggiunto. D’altronde, la questione è oltrepassato il limite della comunicazione specialista, e ha conquistato la ribalta dei media generalisti, soprattutto in occasione di determinati eventi.

Quello che ha fatto più scalpore, e che più di ogni evento ha suggerito una condizione nuova e imprevedibile, è stata la “conquista” del segno meno su una determinata classe di future. Evento di per sé drammatico e, si spera, irripetibile.

Per quanto concerne il prezzo corrente, il Brent, che è pure il tipo di petrolio più costoso, ha toccato ad aprile quota 18 dollari, segnando un minimo addirittura inferiore a quelli toccati durante l’ultima ondata della crisi economica.

Anche analizzando i dati nella loro interezza, ci si accorge che il 2020 del petrolio è stato pessimo oltre ogni aspettativa. Prendiamo il WTI per esempio: aveva iniziato l’anno con una quotazione dignitosa: 61,17 dollari. Lontano dai massimi storici, certo, ma foriero di speranze. Ebbene, la media si è fermata a 39,68 dollari, circa 20 dollari in meno.

Il motivo del crollo del petrolio è lapalissiano, evidente a chiunque si intenda un po’ di investimenti: il crollo dell’economia. La pandemia, come sicuramente saprete, ha imposto delle chiusure o comunque un rallentamento dell’attività economica. Esso ha portato, a sua volta, a una contrazione della domanda di petrolio.

Di conseguenza, il prezzo è diminuito, secondo le leggi tradizionali e immutabili della domanda e dell’offerta. Questa dinamica dimostra, se non altro, che il petrolio è un asset leggibile, in quanto strettamente correlato alle performance dell’economia reale, che sono almeno sulla carta prevedibili (se non nel lungo almeno nel breve periodo).

Dimostra, inoltre, che il “motore del mondo” è ancora il petrolio, nonostante le belle parole spese per le fonti rinnovabili e i tentativi di transizione energetica.

Quotazione del petrolio: Le sfide del 2021

Il 2021 è iniziato da un bel po’, ma presenta ancora dei nodi da sciogliere. Anzi, tutte le questioni sono ancora sul tavolo, soprattutto quelle che direttamente o indirettamente riguardano la quotazione del petrolio. Insomma, l’oro nero è chiamato ad affrontare alcune difficili sfide, e il loro esito impatterà in maniera drammatica sul prezzo. Ecco una rapida panoramica.

Pandemia e crescita economica

Le due cose vanno di pari passo, purtroppo. Le speranze di crescita, sia a livello globale che a livello locale, sono suscettibili dell’andamento della pandemia.

Lo si è visto in estate: quando il contagio ha dato tregua, le varie economie nazionali hanno alzato la testa, segnando performance di tutto rispetto e ponendo le basi per un recupero se non veloce comunque sostenuto. In autunno, la situazione epidemica è peggiorata ovunque (almeno nell’emisfero boreale) e ciò ha influito anche sui parametri dell’economia reale, interrompendo la crescita nel migliore dei casi, causando una nuova ondata recessiva nella peggiore delle ipotesi.

Dunque, anche quest’anno la crescita economica dipenderà dalle vicende sanitarie. E’ ovvio: se l’economia si sposterà sul sentiero della crescita, la domanda di petrolio aumenterà e quindi anche le sue quotazioni. Ma avverrà esattamente l’inverso, qualora l’economia non dovesse tenere.

Le speranze di crescita sono riposte nell’efficacia dei programmi vaccinali. Non che manchino i vaccini. Anzi, ce ne sono almeno quattro che attualmente (inizio febbraio 2021) hanno dimostrato di funzionare bene o comunque in modo accettabile. La vera sfida riguarda la produzione e la distribuzione.

Se entrambe andranno bene (e non è detto, a giudicare dai problemi di gennaio), allora le economie globali potranno tornare a macinare terreno, ponendo in essere – come piacevole effetto collaterale – una crescita della domanda del petrolio.

L’andamento della pandemia, però, non fa dormire sonni tranquilli, nemmeno in presenza di tutti questi vaccini. A preoccupare, oltre ai problemi logistici, è l’insorgenza di nuove varianti del virus. Esse, oltre a essere più contagiose, potrebbe rendere inefficaci o pochi efficaci di vaccini.

La stabilità finanziaria

La stabilità finanziaria è un altro dei grossi temi che va scandagliato, se si intende produrre una qualche previsione sulla quotazione del petrolio nel 2021. Tuttavia, è anche uno dei temi meno preso in considerazione attualmente, a vantaggio di argomenti considerati ben più importanti, per la salute delle persone e la loro condizione economica.

Eppure, è una tema importante, che rischia in un prossimo futuro di porsi al centro dell’agenzia mediatica e politica.

La verità è che per far fronte alla crisi pandemica, e per evitare che i problemi economici si trasformino in catastrofi sociali, tutti gli Stati stanno spendendo molto denaro, principalmente in sussidi. Nella quasi totalità dei casi, a debito.

Certo, le condizioni sono favorevoli per l’indebitamento, e le banche centrali stanno facendo il loro, “stampando moneta” (termine assolutamente improprio ma comprensibile ai più). Tuttavia, indebitarsi non è proprio il massimo della vita, soprattutto se si parte da una condizione di debito alto, come l’Italia.

La speranza è di ricominciare a crescere prima che questo momento positivo di esaurisca, in modo da evitare che su una crisi economica/pandemica si inneschi una pericolosa crisi finanziaria. In ogni caso, vi è una corrente di pensiero, di marca principalmente rigorista, secondo cui l’immissione di così tanta liquidità nel sistema economico sia destinata a generare pesanti distorsioni, se non nel breve comunque nel medio e nel lungo periodo.

In caso di crisi finanziaria, ovvero di una crisi del debito simile a quella vissuta tra il 2010 e il 2012, le speranze di crescita economica verrebbero tradite, ponendo in essere un nuovo crollo della domanda degli asset energetici, petrolio in testa.

La transizione energetica

Infine, vi è il complesso tema della transizione energetica. In sé, la transizione energetica è un fenomeno desiderabile, una speranza per il futuro. Anche perché prima o poi il petrolio è destinato a esaurirsi.

Tuttavia, non è un fenomeno positivo per chi ripone le sue speranze nella crescita delle quotazioni del petrolio. Per tutti gli altri, è comunque un fattore di cui tenere conto, in quanto in grado di impattare sulle quotazioni.

E’ improbabile che grandi passi in avanti verso la transizione vengano compiuti nel 2021, vista la difficile congiuntura economica, ma è anche vero che l’amministrazione Biden sembra puntare dritta a questo obiettivo, come si evince dalla decisione di rivedere le concessioni effettuate da Trump.

Ovviamente, una progressione della transizione energetica non farebbe altro che diminuire la domanda di petrolio, con tutto ciò che ne consegue per i prezzi.

Ad ogni modo, la transizione energetica sembra più un problema in grado di “mordere” a partire dal prossimo biennio, che nell’immediato. Fermo restando che permangono pesanti ostacoli sulla strada della riconversione totale, tra cui una certa incompatibilità delle tecnologie attuali con i ritmi dell’industria moderna.

Quotazioni del petrolio

Quotazione del petrolio: previsioni dell’EIA

Giungiamo infine alla parte relative alla previsioni. Partiamo dall’EIA, ovvero l’Energy Information Administration degli Stati Uniti.

Quali sono le sue previsioni circa il 2021 del petrolio? Di recente, si è espressa a riguardo nel Forecast (STEO) di gennaio. Nello specifico, immagina un prezzo medio del Brent a 49,70 dollari, e un prezzo spot a 52,70 dollari. Per il WTI immagina, invece, un prezzo medio di 45,78 dollari e un prezzo spot di 49,71 dollari.

A tal proposito, e prima di proseguire con la presentazione delle stime, è bene fare una precisazione circa il WTI e il Brent.

Esistono svariate tipologie di petrolio greggio, le quali si differenziano per la qualità e la predisposizione alla raffinazione. Come benchmark, da sempre si utilizzano il WTi e il Brent,

Il WTI è il petrolio estratto in alcune zone degli Stati Uniti (Texas, Louisiana e Nord Dakota). Il Brent è il petrolio estratto nel Mare del Nord, tra le coste della Norvegia e del Regno Unito.

Di base, il WTI si caratterizza per una qualità maggiore del Brent. Tuttavia, il Brent ha una domanda di gran lunga superiore, in quanto, trovandosi già in mare e nel bel mezzo delle rotte commerciali, è più richiesto, in particolar modo dalle emergenti economie dell’Oriente. Ciò, congiuntamente a una produzione più ridotta, contribuisce a rendere il Brent più costoso del WTI.

Quotazione del petrolio: previsioni del FMI

Il Fondo Monetario Internazionale si è recentemente espresso sul petrolio nel suo Word Economic Update. Ebbene, il massimo ente finanziario mondiale ha previsto una prezzo medio di 50 dollari al barile per il petrolio, intenso in senso generico (media tra WTI e Brent).

Di significativo, nella stima altrimenti approssimativa del FMI, vi è la differenza colossale rispetto alle previsioni di ottobre.

Interessante, poi, è la stima che il Fondo Monetario Internazionale ha presentato circa la crescita globale, che come abbiamo visto è un fattore chiave per ragionare sulla domanda di petrolio e quindi sul suo prezzo.

Ebbene, secondo il FMI il PIL crescerà del 5,5%. nel 2021. L’anno successivo, però, crescerà “solo” del 4,8%, Nel complesso, se le “cose” andranno bene, in un biennio si potrà recuperare il terreno perso nel 2020.

Una stima secondo alcuni ottimistica ma che, stando alle stesse dichiarazioni dell’FMI, si basa sulle evidenze circa l’efficacia dei vaccini e sui progressi dal punto di vista terapeutico, più che preventivo (vedi anticorpi monoclonali).

Quotazione del petrolio: Le prospettive dell’OPEC

L’OPEC non ha citato delle cifre vere e proprio, non in riferimento ai prezzi del petrolio, almeno. Ha tuttavia presentato alcune stime circa la domanda di petrolio, che è ovviamente l’elemento decisivo per qualsiasi ragionamento sulle quotazioni.

Ebbene, secondo l’OPEC, nel 2021 la domanda di petrolio aumenterà in media di 5,5 milioni di barili al giorno. Una notizia positiva, se non fosse che la perdita acquisita nel 2020 è stata di 9,8 milioni di barili al giorno. Insomma, la strada per il ritorno alla normalità è ancora lunga, anche immaginando la migliore delle ipotesi.

Tutto ciò si dovrebbe innestare su un programma di taglio della produzione, ovviamente mirato a ridurre l’offerta e sostenere i prezzi. A febbraio, certo un po’ a fatica, l’OPEC ha deliberato un taglio di 7,2 milioni di dollari al barile. Non è ancora chiaro se anche nei prossimi mesi i produttori riusciranno a reggere questo ritmo.

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    Quotazione del petrolio: Consigli per sopravvivere al 2021

    Fare trading sul petrolio è meno semplice di quanto possa sembrare. A volte, però, è meno complicato rispetto agli altri asset. Se non altro, è un asset leggibile, strettamente legato ai suoi market mover.

    Tale leggibilità potrebbe venire meno nel 2021, proprio a causa dei fattori di incertezza che abbiamo descritto in questo articolo. Che fare dunque?

    Il consiglio è in primo luogo di monitorare le quotazioni del petrolio in modo più costante del solito. Soprattutto è bene seguire le news che ruotano attorno all’oro nero, in quanto saranno le vicende economiche a orientare i prezzi.

    Infine, un consiglio di tipo “personale”. Passate in rassegna i vostri obiettivi, le vostre competenze, le vostre potenzialità e il grado di resistenza alle perdite. Insomma, ricalibrate la vostra attività di trading, mettendo in pari i rischi e i benefici, le minacce con le opportunità. Se del caso, valutate di rallentare l’attività, e di agire con un approccio più prudente del solito.

    Quali sono le principali minacce per la quotazione del petrolio?

    La crisi economica legata al coronavirus, la stabilità finanziaria e l’eventuale transizione energetica.

    Qual è la migliore opzione per investire sul petrolio?

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